Una premessa di metodo. Contro l’essenza e per il piacere

Posted: Novembre 15th, 2015 | Author: | Filed under: General | Tags: , , | Commenti disabilitati su Una premessa di metodo. Contro l’essenza e per il piacere

Del tango si fa un gran parlare. C’è un preciso genere di discorso sul tango – che sarà capitato anche a voi di leggere o ascoltare – dai toni da proclama, dove non manca mai una di queste affermazioni: “l’essenza del tango è …”, “il tango vero è …” oppure “il tango non è più quello di una volta”.

Affermazioni di questo tipo sono usate di solito per intervenire attorno a questioni da sempre spinose come:

Tango milonguero o tango nuevo?

Abbraccio chiuso o abraccio aperto?

Tango argentino o tango italiano?

Oppure, più recentemente, la questione del tango queer, delle donne che “pretendono” di guidare, degli uomini che ballano tra loro, insomma tutte quelle situazioni di confusione dei ruoli (di genere e/o di ballo), confusione che genera non pochi problemi e ansie a chi è abituato a fare proclami e a sentirsi il depositario della verità.

Ma che cos’è il tango? Sicuramente un mondo molto complesso e con molte facce. È una musica che ha avuto molti interpreti e compositori di epoche diverse. E’ una danza che ha avuto una lunga evoluzione e che non si balla più come si ballava alle origini. E’ un pezzo di cultura argentina, che fin dalle origini è stato il frutto del meticciato e che oggi è diventato un linguaggio “parlato” in ogni parte del mondo.

Che senso ha, in questo quadro così complesso, parlare di essenza?

Perché invece non ci diciamo che esistono ormai tanti modi di praticare e di amare il tango?

Perché non ci rendiamo conto che, piuttosto che impostare il discorso attorno alla questione del vero e autentico tango, è più interessante riflettere sull’evoluzione che questa danza ha avuto? Che è più corretto parlare, più semplicemente, del tango che piace a me o a te?

I proclami di cui sopra sono spesso accompagnati anche da un altro tipo di affermazione: “Se ballate nel modo x (in abbraccio aperto/con una persona dello stesso sesso/senza sentimento/…) vi perdete l’essenza del tango”.

Ma è davvero l’essenza che dobbiamo cercare? Perché questa solennità, questo prenderci enormemente sul serio? Io quando ballo cerco prima di tutto il divertimento e il piacere. Il piacere di ballare connessi/e con l’altro/a e con la musica, il piacere generato dal lavoro profondo sul mio corpo e sulla relazione, dalla precisione del movimento che sto facendo.

Questa è una sorta di premessa di metodo che, almeno per me, è imprescindibile. Appena leggo o ascolto qualcosa che abbia i toni del discorso sull’essenza, della questione dell’autenticità e della verità, mi viene l’orticaria. Soprattutto perché questi toni vengono spesso usati per stabilire chi è degno di ballare il tango e chi no, o per sostenere e rafforzare una serie di stereotipi duri a morire legati a questa danza.

In questo blog, parliamo più modestamente del tango che ci piace e riflettiamo sul tango come produzione culturale complessa e articolata. Non ci riteniamo depositari della verità assoluta, ma lanciamo spunti di riflessione e approfondimento. Prendiamo posizione su alcune questioni, ma non facciamo proclami; le nostre prese di posizione si basano su argomentazioni e ragionamenti, non su appelli all’autenticità delle origini o ad un’unica verità.


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